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L'esperienza di Giulio Carlo Argan come consulente per la casa editrice di Giulio Einaudi negli anni Cinquanta costituisce un caso di studio esemplare. Argan, infatti, si ritagliò nell'azienda quasi un ruolo di "storico dell'arte-editore", riversando la sua attività di storico e intellettuale militante in un'organica e lungimirante programmazione dei titoli da pubblicare o da far tradurre. Optando inoltre per la scissione, quanto meno in casa Einaudi, del collaudato binomio storiografia artistica/editoria d'arte, contribuì a ricollocare definitivamente la propria disciplina nell'ambito dell'editoria di cultura, dando così vita a un'operazione di svecchiamento che si rivelò decisiva per il panorama italiano. Il libro ricostruisce nel dettaglio tutta questa vicenda, chiamando in causa, come termini di confronto, le esperienze di studiosi del calibro di Carlo Ludovico Ragghianti, Bruno Zevi, Federico Zeri, Lamberto Vitali e Enrico Castelnuovo, che negli stessi anni gravitavano anch'essi intorno alla redazione di via Biancamano. Analizzando gli autori più significativi (da Francastel a Worringer) per il percorso intellettuale di Argan, nonché i suoi principali campi di interesse, fra cui spicca il ruolo riservato all'architettura e all'urbanistica, il testo ripercorre la carriera einaudiana del "consulente" fino alla fine degli anni Cinquanta, chiudendosi su un progetto mancato, sebbene inseguito per un decennio: una grande "Storia dell'arte" in più volumi.